Aldo Rossi Teatri

Proposta del 26 luglio 2012
Titolo:Aldo Rossi Teatri
Autori:Germano Celant
Anno pubbl.:2012
Editore:Skira
ISBN:8857216102
Proposto a:BCA

Riferimenti: http://www.skira.net/aldo-rossi-5807.html

Catalogo della mostra Aldo Rossi, Teatri a Venezia alla Fondazione Vedova.

“Commuove e sommuove questa mostra dedicata ad Aldo Rossi, alle architetture, ai preziosi disegni, agli oggetti, ai teatri di sogno, gli autentici palcoscenici del suo universo. Ancor più rammentando la passione nell’immaginarli, progettarli, crearli, come ricordando l’indifferenza o le polemiche che salutavano talvolta le sue creazioni. E continuano tuttora, lo si è visto per la rassegna in corso al Beaubourg, La Tendenza, Architetture italiane 1965-1985 , che lo celebra caposcuola di quella stagione.
Irrequieto, legato alla memoria e al frammento, poeta oltre la funzione, invocava un’architettura capace di bloccare il tempo, (citando gli orologi di de Chirico) e buona a chiudersi ai Rumori del mondo, per tornare agli archetipi, ai disegni infantili: «Le mie opere cercano il significato dell’architettura… più forte della sua funzione, della sua tecnica, della sua stessa forma», così scriveva e si legge nel bel catalogo (ed. Skira).
Nei mirabili disegni, nei teatri, nelle scenografie, allestimenti rovesciava con ossessione e ironia i pensieri, i brandelli di realtà diverse, i simboli.Tutto ciò e altro si legge nella mostra curata da Germano Celant che, attraverso 120 schizzi, disegni, modelli di studio, progetti od oggetti relativi alle scene, ripropone anche il Teatro del Mondo, la costruzione in legno per la Biennale del Teatro, ’79-80, posata sopra una chiatta alla Punta della Dogana, per l’occasione ricostruita, alta 5 metri, all’interno degli spazi della Fondazione Vedova ai Magazzini del Sale restaurati da Renzo Piano e ora allestiti da Gae Aulenti.
Rossi, premio Pritzker nel ’90, parlava con dolore di questa architettura galleggiante che dopo un viaggio nell’allora Jugoslavia era ridotta a sole assi. Un occhio a San Carlo, uno a Giovanni Testori, l’architetto immaginava di poter muovere le quinte della città e riproporle nel suo modo metafisico, come fece con il contestato Monumento a Pertini di Milano, un «perfetto proscenio per recitare il testoriano l’Ambleto» precisava e che «nel tempo, con il marmo di Candoglia avrebbe accolto le coppiette sedute sulle panchine a godersi la prospettiva di via Monte Napoleone». Ben 16 progetti riferiti al teatro sfilano lungo gli spazi della Fondazione, dal Teatro Paganini a Parma nel ’64 al Teatrino Scientifico del ’78, agli edifici di Perugia , 1982-89, alla Macchina Modenese, 1983, a Modena, al Teatro di Francoforte 1994, al Carlo Felice di Genova che con Ignazio Gardella ideò «come una torre della città».
Seguono le scenografie della Butterfly per il Comunale di Bologna per Ravenna,’86 , quelle per Zurigo, ’93, e pure il sogno infranto di cui si lagnava: il progetto per il Palazzo del Cinema a Venezia nel ’90. Non mancano le visioni fantastiche di oggetti e mobili come il servizio da tè e caffè per Alessi, 1982, e il Teatro Domestico per la Triennale 1986. Anche i lavori per Walt Disney li riteneva scenari teatrali, raccontava che gli chiedevano di rifare la Galleria Vittorio Emanuele di Milano, «bella precisava, ma complicata». Infine la beffa: la Fenice di Venezia dopo il rogo, il concorso vinto dall’Aulenti, poi aggiudicato a lui che se ne andò prima di terminarlo, nel ’97. Pure la Biennale, che egli diresse nell’85, lo ricorda con Gli Archi, progetti, manifesti, carte d’archivio a Ca’ Giustinian (fino al 25 novembre).”
[FIORELLA MINERVINO, LaStampa]

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