Textile science
Autori:E. P. G. Gohl, L. D. Vilensky
Anno pubbl.:1983
ISBN:
Proposto a:BCI
It is a very fundamental book for textile Fibre and Textile wet processing.
s182948 AT studenti DOT polito DOT it
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Uno dei principali filosofi dell’educazione riflette sul rapporto tra scuola/università e democrazia. Un riferimento.
juancarlos DOT demartin AT polito DOT it
Prima traduzione italiana di un testo fondamentale per la storia dell’urbanistica del XX secolo, la memoria descrittiva del piano di Lucio Costa per Brasilia. Il libro è uscito nel 2010, per la cura di Martino Tattara, nella collana DoDo (Documenti della Scuola di Dottorato) dello IUAV. Per la collana, si veda anche il link:
http://www.iuav.it/Ateneo1/chi-siamo/pubblicazi1/collana-DO/
filippo DOT depieri AT polito DOT it
Un testo fondamentale per ricostruire la storia del pensiero filosofico-politico-economico che ha maggiormente influito su questi ultimi 30 anni.
juancarlos DOT demartin AT polito DOT it
A fundamental text-book for the courses in Industrial Design
sergio DOT pace AT polito DOT it
Libro di grosso interesse per lo studio di nuovi materiali nei settori della fotonica ed elettromagnetismo.
Il libro e’ di interese sia per attivita’ didattica di III livello che di ricerca
guido DOT lombardi AT polito DOT it
Riferimenti: http://www.skira.net/aldo-rossi-5807.html
Catalogo della mostra Aldo Rossi, Teatri a Venezia alla Fondazione Vedova.
“Commuove e sommuove questa mostra dedicata ad Aldo Rossi, alle architetture, ai preziosi disegni, agli oggetti, ai teatri di sogno, gli autentici palcoscenici del suo universo. Ancor più rammentando la passione nell’immaginarli, progettarli, crearli, come ricordando l’indifferenza o le polemiche che salutavano talvolta le sue creazioni. E continuano tuttora, lo si è visto per la rassegna in corso al Beaubourg, La Tendenza, Architetture italiane 1965-1985 , che lo celebra caposcuola di quella stagione.
Irrequieto, legato alla memoria e al frammento, poeta oltre la funzione, invocava un’architettura capace di bloccare il tempo, (citando gli orologi di de Chirico) e buona a chiudersi ai Rumori del mondo, per tornare agli archetipi, ai disegni infantili: «Le mie opere cercano il significato dell’architettura… più forte della sua funzione, della sua tecnica, della sua stessa forma», così scriveva e si legge nel bel catalogo (ed. Skira).
Nei mirabili disegni, nei teatri, nelle scenografie, allestimenti rovesciava con ossessione e ironia i pensieri, i brandelli di realtà diverse, i simboli.Tutto ciò e altro si legge nella mostra curata da Germano Celant che, attraverso 120 schizzi, disegni, modelli di studio, progetti od oggetti relativi alle scene, ripropone anche il Teatro del Mondo, la costruzione in legno per la Biennale del Teatro, ’79-80, posata sopra una chiatta alla Punta della Dogana, per l’occasione ricostruita, alta 5 metri, all’interno degli spazi della Fondazione Vedova ai Magazzini del Sale restaurati da Renzo Piano e ora allestiti da Gae Aulenti.
Rossi, premio Pritzker nel ’90, parlava con dolore di questa architettura galleggiante che dopo un viaggio nell’allora Jugoslavia era ridotta a sole assi. Un occhio a San Carlo, uno a Giovanni Testori, l’architetto immaginava di poter muovere le quinte della città e riproporle nel suo modo metafisico, come fece con il contestato Monumento a Pertini di Milano, un «perfetto proscenio per recitare il testoriano l’Ambleto» precisava e che «nel tempo, con il marmo di Candoglia avrebbe accolto le coppiette sedute sulle panchine a godersi la prospettiva di via Monte Napoleone». Ben 16 progetti riferiti al teatro sfilano lungo gli spazi della Fondazione, dal Teatro Paganini a Parma nel ’64 al Teatrino Scientifico del ’78, agli edifici di Perugia , 1982-89, alla Macchina Modenese, 1983, a Modena, al Teatro di Francoforte 1994, al Carlo Felice di Genova che con Ignazio Gardella ideò «come una torre della città».
Seguono le scenografie della Butterfly per il Comunale di Bologna per Ravenna,’86 , quelle per Zurigo, ’93, e pure il sogno infranto di cui si lagnava: il progetto per il Palazzo del Cinema a Venezia nel ’90. Non mancano le visioni fantastiche di oggetti e mobili come il servizio da tè e caffè per Alessi, 1982, e il Teatro Domestico per la Triennale 1986. Anche i lavori per Walt Disney li riteneva scenari teatrali, raccontava che gli chiedevano di rifare la Galleria Vittorio Emanuele di Milano, «bella precisava, ma complicata». Infine la beffa: la Fenice di Venezia dopo il rogo, il concorso vinto dall’Aulenti, poi aggiudicato a lui che se ne andò prima di terminarlo, nel ’97. Pure la Biennale, che egli diresse nell’85, lo ricorda con Gli Archi, progetti, manifesti, carte d’archivio a Ca’ Giustinian (fino al 25 novembre).”
[FIORELLA MINERVINO, LaStampa]
andrea DOT minella AT studenti DOT polito DOT it
“Dopo tre mesi di viaggi in Europa sapevo esattamente cosa volevo scrivere: un lavoro analitico che riportasse quanto avevo imparato a vedere – da Palladio a Terragni, da Raffaello a Guido Reni – all’interno di una teoria dell’architettura moderna, ma dal punto di vista di una certa autonomia della forma. Di qui il titolo La base formale dell’architettura moderna”. Con questo scritto, elaborato nel 1963 a Cambridge come tesi di Ph.D, Peter Eisenman dà inizio al suo intento: “riuscire a separare il significante dal significato, per trovare questa architettura che corrisponda all’uomo di oggi”. Vuole unificare scrittura e differenza, “riappropriarsi dell’architettura nella purezza della sua essenza interna”. Eisenman fonde topologia e tipologia e si dedica alla ricerca degli aspetti fenomenali dell’architetura: Alea, diagramma e matrice, logica ortogonale e multiversum delle direzioni possibili, coincidenti devianti o ferme nella coesistenza, ma in ogni caso inquiete nella ricerca di se stesse.
S170385 AT studenti DOT polito DOT it
Testo di base per chiunque intenda studiare le città napoleoniche. Necessario per inquadrare quelle entità politiche e amministrative di cui il governo Napoleonico si dota nel corso di un quindicennio circa
giuseppina DOT perniola AT polito DOT it
Volume utile per chi studia, da un lato, il secondo Settecento e, dall’altro, le architetture di Napoli e Pompei. In particolare, si affronta la nozione – in Denon – di un concetto fondamentale per il Settecento: quello di pittoresco; e si indicano quali luoghi comuni o visioni inedite, il Voyage di Denon offre su Napoli e Pompei
giuseppina DOT perniola AT polito DOT it